Carlo Levi

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Levi
1902, Torino - 1975, Roma
Figlio di Ercole Levi e di Annetta Treves, sorella del leader socialista Claudio. Studia al liceo Alfieri di Torino, frequentato in quegli stessi anni da Leone Ginzburg, Massimo Mila, Giulio Einaudi, Giaime Pintor e Cesare Pavese. Stu­dia poi medicina, laureandosi nel 1924. Nello stesso anno diventa assistente del professor Micheli presso la Clinica medica dell'Università di Torino e negli an­ni successivi conduce lavori sperimentali sulle epatopatie e sulle malattie delle vie biliari. Nel 1918 conosce Piero Gobetti e dal 1922 collabora alla sua rivista «La Rivoluzione Liberale»; sin da questa data sono intensi i suoi rapporti con tutta l'area antifascista torinese. Nel 1924-25 presta servizio militare a Monteoliveto, vicino Firenze, poi al Moncenisio; a Firenze frequenta i fratelli Rosselli. Nel 1929 si costituisce a Pa­rigi il gruppo Giustizia e Libertà (tra i fondatori, i fratelli Rosselli, Emilio Lus­su, Gaetano Salvemini, Ernesto Rossi); Levi ne diventa importante esponente a Torino, partecipando nel 1931 alla stesura del Programma rivoluzionario di Giustizia e Libertà. Collabora con alcuni articoli, negli anni immediatamente successivi, ai «Quaderni di Giustizia e Libertà» e trasforma i suoi frequenti viaggi a Parigi come pittore in rischiosi contatti con i fuoriusciti antifascisti. Contemporaneamente s'interessa di pittura ed espone per la prima volta nel 1923, nell'ambito della Quadriennale di Torino; nello stesso anno cono­sce Felice Casorati, tramite Gobetti, e dal 1924 partecipa con regolarità alla Biennale di Venezia. Nel 1925 iniziano i suoi frequenti soggiorni a Parigi, dove si ferma talvolta per lungo tempo a dipingere. Nel 1929 espone con il gruppo dei «Sei di Torino» – so­stenuti da Persico e dallo storico dell'arte e critico Lionello Venturi – a Torino, Genova e Milano; l'anno successivo la Bloomsbury Gallery di Londra ospita una mostra di Levi, Enrico Paulucci e Francesco Menzio, ripresa a Ro­ma nel 1931 dalla Galleria di Roma. E’ presente alla I Quadriennale di Roma del 1931 e ad una mostra collettiva di arte italiana a Syracuse, presso New York. Nello stesso anno conosce Gut­tuso a Roma e, con Enrico Paulucci, comincia a interessarsi anche di scenogra­fia e sceneggiatura per la società cinematografica Cines. Dal 1932 al 1934 è quasi esclusivamente a Parigi. La sua prima personale pa­rigina è organizzata nel 1932 dalla Galleria Jeune Europe, seguita l'anno suc­cessivo dalla personale presso la Galleria Bonjean, sempre di Parigi. Arrestato nel marzo del 1934 per i suoi collegamenti con Giustizia e Li­bertà, viene rilasciato in maggio, subendo un provvedimento di ammonizione per due anni. L'invito ad esporre alla Biennale di Venezia dello stesso anno è re­vocato in seguito all'arresto, nonostante una lettera alla Biennale di solidarietà, firmata da importanti artisti francesi, tra cui Léger, Chagall, Derain. Il 15 maggio 1935 è arrestato per la seconda volta e condannato a tre anni di confino di polizia in Lucania, prima a Grassano, poi ad Aliano. Nel maggio del 1936, in occasione della proclamazione dell'Impero, è disposta la sua liberazione dal confino. Nel novembre del 1936 la Galleria del Milione di Milano organizza una sua mostra personale con opere realizzate in Lucania; l'esposizione si trasferisce in dicembre a Genova, presso la Galleria Genova. Nel maggio del 1937 molte ope­re lucane sono riproposte in una personale alla Galleria della Cometa di Roma, che alla fine dell'anno include Levi nella collettiva Anthology of Contemporary Italian Painting presso la sua succursale di New York. In questa sede america­na ha luogo una sua personale all'inizio del 1938, comprendente dipinti del confino. Nel 1939 è costretto dalle leggi razziali a fuggire in Francia, da cui ritorna nel 1941, stabilendosi a Firenze. Ha un ruolo di primo piano nel Partito d'Azione; arrestato nella primavera del 1943, è liberato il 26 luglio dello stesso an­no. Pubblica nel 1945 Cristo si è fermato a Eboli, scritto a Firenze negli ultimi anni di guerra e relativo alla sua esperienza del confino; è il suo scritto più fa­moso e tradotto in numerose lingue. Nel giugno del 1945 si trasferisce a Roma. Riprende l'attività espositiva, con mo­stre personali in Italia e, nel 1947, a New York, presso la Wildenstein Gallery e con partecipazioni alle più importanti rassegne periodiche. La Biennale di Venezia del 1954 organizza una sua sala personale, con molti dipinti di sog­getto lucano. L'attività artistica prosegue intensa per tutti gli anni cinquanta e sessanta, intrecciata alla sua costante produzione letteraria e alla sua presenza sulla scena politica. Nel 1961, per il padiglione della Lucania compreso nell'esposizione tori­nese «Italia 61», dipinge un pannello di soggetto lucano, di oltre 18 metri di lunghezza. Nel 1963 è eletto senatore come indipendente nelle liste del Partito comu­nista italiano; entra a far parte della Commissione parlamentare Istruzione pubblica e Belle Arti. Nel 1973 è colpito da distacco della retina ed è sottoposto a due interventi chirurgici. In stato di temporanea cecità, realizza 140 disegni e scrive, con l'au­silio di uno speciale telaio, l'opera che sarà pubblicata postuma con il titolo Quaderno a cancelli. Nel 1974 un'ampia mostra antologica della sua produzione figurativa è orga­nizzata al Palazzo Te di Mantova, pochi mesi prima della morte dell'artista. In­sieme a Guttuso e a Cagli ha l'incarico di realizzare un'opera che ricordi l'eccidio delle Fosse Ardeatine; Cagli illustra l'oppressione, Guttuso il massacro, Levi la li­berazione, opere poi donate al complesso monumentale delle Fosse Ardeatine. Tra il 7 e il 10 dicembre compie l'ultima visita in Basilicata, presentando una cartella di 7 litografie ispirate al Cristo si è fermato a Eboli, pubblicata dall'edi­tore Esposito di Torino. Ricoverato in ospedale il 23 dicembre 1974, muore a Roma il 4 gennaio 1975 dopo alcuni giorni di coma. Verrà sepolto in Basilicata, ad Aliano.