Giorgio de Chirico

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1888 Volos - 1978 Roma
Frequenta il Politecnico di Atene (1903-1906) e, a seguito della morte del padre, lascia con la famiglia la Grecia: dopo due brevi soste a Venezia e a Milano, si trasferisce a Monaco di Baviera, dove frequenta l’Accademia di Belle Arti e si dedica allo studio di Arnold Böcklin e Max Klinger, Nietzsche, Schopenhauer e Weininger. Nel giugno 1909 raggiunge la madre e il fratello Alberto a Milano. L'influenza di Bocklin e di Klinger è evidente nelle prime opere (L’enigma di un pomeriggio d’autunno, L’enigma dell’oracolo, 1910): dal primo attinse
la sensibilità per la mitologia classica ed il Mito dell'Ellade, dal secondo il senso di profonda assoluta e drammatica solitudine cristallizzata nelle Piazze d'Italia desolate e metafisiche. Nel 1911 è a Parigi: nel 1912 partecipa al Salon d’Automne al Grand Palais e nel 1913 espone tre dipinti al Salon des Indépendants. Inserito nel ricco ambiente culturale parigino frequenta Pablo Picasso, Guillaume Apollinaire, Giovanni Papini , Ardengo Soffici, Fernand Léger, Constantin Brancusi, Max Jacob, André Derain e Georges Braque. Inizia il ciclo iconografico dei Manichini. Rientrato in Italia a causa del conflitto mondiale è trasferito a Ferrara dove realizza i primi interni metafisici e i celebri dipinti Il grande metafisico, Ettore e Andromaca, Il trovatore e Le Muse inquietanti. Ricoverato nell'ospedale di Ferrara insieme al fratello Alberto Savinio conosce nel Carlo Carrà e Filippo de Pisis. Trasferitosi a Roma espone la sua prima mostra personale alla Casa d’Arte Bragaglia nel 1919: seguono la personale del 1921 a Milano (Galleria Arte) e nel 1922 la mostra alla Galerie Paul Guillaume di Parigi, presentata da André Breton. Fra il 1925 e il 1929 inizia la ricerca sulla Metafisica della luce e sul Mito mediterraneo, dando origine a temi come gli Archeologi, i Cavalli in riva al mare, i Trofei, i Paesaggi nella stanza, i Mobili nella valle e i Gladiatori, operando così una frattura con i surrealisti. Espone con il gruppo Novecento in Italia, a Milano, e all’estero, a Zurigo e Amsterdam, e in Inghilterra, Germania e negli Stati Uniti. Verso la fine degli anni 30 giunge il cosiddetto "Periodo di Renoir" nel quale dipinge alla maniera del grande impressionista francese: è il periodo dei ritratti e dei Nudi sul mare caratterizzati dal luminoso naturalismo. Alle numerosissime partecipazioni a mostre nazionali e internazionali l’artista affianca una poliedrica attività dedicandosi, oltre che alla pittura, anche alla scultura, all’incisione e all’attività teatrale (dalle scene e i costumi per i celebri Balletti Russi di Serge Diaghilev degli anni venti alle scene per il teatro dell’Opera di Roma). Partecipa alla Biennale Romana (1923), alla Biennale di Venezia (1924, 1932), alla Triennale di Milano (per la quale esegue il monumentale affresco La Cultura Italiana nel 1933), alla Quadriennale di Roma (1938). Nel 1944 si stabilisce definitivamente a Roma e l’anno successivo dà alle stampe due testi autobiografici: Memorie della mia vita e 1918-1925. Ricordi di Roma. Alla fine della II guerra mondiale riprende l’intensa attività espositiva e scatena una dura lotta contro le falsificazioni delle sue opere. Nel 1948 è nominato membro della Royal Society of British Artists. Nel 1970 a Palazzo Reale di Milano si svolge un’importante antologica dell’artista, oltre a una grande mostra al Palazzo dei Diamanti di Ferrara. Nel 1971 Claudio Bruni Sakraischik inizia a pubblicare il Catalogo Generale di Giorgio de Chirico. Nel 1974 viene insignito del titolo di Accademico di Francia. Muore a Roma nel 1978.