Allestita nella sede milanese della Galleria Russo la mostra Verba manent scripta volant, curata da
Matteo Tosi propone le opere di Enrico Benetta, il cui lavoro è scandito da un linguaggio che si
muove su diversi registri stilistici in cui si fondono insieme fonti culturali lontane tra loro, indice di
una forte personalità, caratterizzata dall’intenso desiderio di comunicare.
Tratto distintivo dei suoi lavori, siano essi stessi tele o installazioni è il carattere di stampa per
eccellenza, il Bodoni, divenuto la cifra stilistica dell’artista, base per la creazione di un originale e
casuale “trama” visiva. “…la scelta quasi inconsapevole del “bodoni” come segno primigenio di
tutta la sua arte, questa fascinazione istintiva e irrinunciabile per quell’armonioso alternarsi di
vuoti e di pieni, peso e leggerezza, linee sottili e campi marcati, evoca sorprendentemente bene
l’irrefrenabile libertà del suo sguardo sul mondo e il suo caleidoscopico approccio all’arte e alla
vita, disincantato ma mai disilluso, incondizionatamente tradotto in eclettiche composizioni che
tutto fanno, però, tranne rinunciare al proprio ordine formale e alla propria eleganza” (M. Tosi).
È come se la “lettera” per Benetta, non fosse l’elemento primario della parola, ma un “quid
essenziale” da contemplare in sé, come pensiero costitutivo dell’opera stessa. Le lettere infatti
cadono dalle pagine creando nuove avventure che l’immaginazione dello spettatore assorbe e
rielabora, attribuendo ad esse ogni volta un diverso significato. L’acciaio corten, materiale naturale
usato per le sculture, trasmette alle opere quella patina di passato che evoca in pieno il fascino dei
grandi volumi di storie.
