È un viaggio attraverso le suggestioni e la coesistenza del nero e della luce la prima personale romana di Tommaso Ottieri, dal titolo La funzione del nero, a cura di Marco Di Capua. La mostra si compone di una ventina di opere in cui l’artista rappresenta spazi urbani, scorci, ponti, strade, teatri e chiese di Parigi, Londra, Venezia, Madrid, Napoli e New York nel loro emergere dall’oscurità notturna attraverso le luci delle città, gli ori delle chiese e le seducenti illuminazioni dei teatri.
“Mi piace dipingere le città di notte – sottolinea lo stesso Ottieri nel catalogo – Di notte tutto cambia: il nero non è più ombra ma diventa di nuovo il contorno che ci è servito per definire la luce”.
Nelle opere dell’artista di origini napoletane, la luce è ottenuta con l’utilizzo di molti colori, soprattutto con le tonalità bruno violacee per gli scuri e giallo ocra per i chiari, mischiate a resine traslucide azzurrognole o rossastre; mentre il nero, quello preferito dall’artista, nasce mescolando, attraverso procedimenti antichi e complessi, il nero fumo e il nero d’avorio con una lacca viola.
Il risultato, di grande qualità espressiva ed emotiva, è la maestosa raffigurazione di edifici e paesaggi urbani opulenti, storici ed allo stesso tempo moderni, dipinti nei toni del rosso del blu e del giallo ocra.
